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mercoledì 8 luglio 2015

Assedio di Vincent Spasaro Recensione

Buongiorno cari lettori! Proseguiamo la settimana con un’altra recensione dedicata ad un autore che considero tra i miei preferiti e che anche questa volta ha confermato il mio apprezzamento per il suo stile narrativo e per la sua capacità nel creare storie che appassionano e che coinvolgono.
Sto parlando di Vincent Spasaro di cui ho già recensito il Dark Fantasy intitolato Il demone sterminatore qui. Oggi invece leggerete la mia opinione riguardo Assedio, un Dark Thriller inquietante  ed originale.

Lasciatemi un commento, sarò felice di rispondervi!





Titolo: Assedio
Autore: Vincent Spasaro
Editore: Anordest
Pubblicazione: Settembre 2014
Genere: Dark Thriller
Pagine: 316
Prezzo: 12.90

Trama

Nella Sarajevo stretta nella morsa dell'assedio più spaventoso che l'Europa abbia visto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l'agente Stefan Weiss sta per vivere una notte davvero speciale. Perché a Sarajevo, di notte, il tiro di un cecchino non è la sorte peggiore cui si può andare incontro. Fra le ombre, tra le macerie, negli oscuri palazzi della città vecchia e nei nuovi quartieri già disintegrati si agitano presenze inquiete e malevole che prosperano nel dolore e nella violenza. Ma, soprattutto, perché stanotte a Sarajevo si apre la porta della stanza 41, il luogo che ingoia le anime e che gli stessi demoni temono più di ogni altra cosa. Il luogo più oscuro che esista e dal quale non si esce vivi. Definito da Alan D. Altieri “un dark thriller che infrange ogni regola”, Assedio è un romanzo cinematografico, cupissimo e visionario che vi farà attraversare la notte a rotta di collo inseguiti da fantasmi, proiettili ed entità arcane in un crescendo di colpi di scena e rivelazioni. Il romanzo horror che rivoluziona la narrativa di genere e che non ha paura di misurarsi col fantastico, l'hard boiled, il thriller e la fantascienza. Una storia per cuori saldi e amanti delle emozioni forti. Buio in sala. La notte sta per cominciare.

Vincent Spasaro è nato a Roma nel 1972. Ha pubblicato l'horror paranormale Assedio (Mondadori 2011, ripubblicato nella versione originale da Anordest nel 2014) e il dark fantasy Il demone sterminatore (Anordest 2013). È stato tre volte di seguito finalista al Premio Urania e una al Solaria. Ha curato per anni la collana di letteratura weird Fantastico e Altri Orrori delle Edizioni Il Foglio.





“E’ la porta dell’inferno quella che hai aperto?” Il Cieco, con grazia, le tolse le mani dal bavero e si alzò flemmatico in piedi. “Temo di no, Osservatrice. Temo che non siamo così fortunati.”


Vincent Spasaro ci consegna un altro incubo di terrore e meraviglia. Le sue storie non sono mai fine a sé stesse, non sono mai solo paura, orrore, maledizione ma hanno sempre qualcosa di delirante che rode il sistema nervoso e s’insinua come un verme malato nell’equilibrio psichico per giungere ad uno stato di follia eternizzante che devasta qualsiasi forma di umana e gentil comprensione.

Descrizioni fulminanti, fulgide, estranianti. Guerra e sangue. Morte e follia. Sarajevo contro il mondo e il mondo contro il paranormale. Atrocità reali dalle quali non puoi scappare perché dopo due passi sei già davanti all’inferno. Ma siamo sicuri che sia proprio quello? O esiste qualcosa di peggiore, di inimmaginabile, di talmente oltraggioso da non poter essere pensato né odiato da mente umana?

Stefan Weiss è il protagonista, il volto tra i mille volti che pullulano in questa storia. E’ un’agente dell’UPROFOR, organo creato dall’ONU per mantenere la pace nell’ex Jugoslavia.
La visione di Sarajevo durante l’assedio che la vide protagonista tra il 1992 e il 1996 è dilaniante, uno schiaffo della Storia alla Storia, un momento di barbarie e di corruzione violenta ed insindacabile che scardina le rotelle della memoria storica e la fa vistosamente traballare. Ma dietro una guerra che miete vittime come se non ci fosse un domani, dietro una fragilità umana che diventa la padrona indiscussa di tutti quei miseri corpi di esseri umani che soccombono alla pazzia e al sangue, non possono esserci fraintendimenti perché stanno ammazzando le illusioni, scontando inimmaginabili interessi. E il prezzo qual è? Una notte infinita che genera un buio senza nessuna forma di pietà. Stefan è chiamato a perlustrare un palazzo apparentemente innocuo fino a quando non si trova davanti alla stanza numero 41. Lì dentro si nasconde qualcosa di asfissiante ed incontrollato, di lugubre e primitivo che sragiona persino la tua ragione, trasformando la stranezza in terrore fino a quando non avrai la certezza che chiunque superi il confine di quelle mura, non farà più ritorno.

“La pistola non mi dava la solita sicurezza: avevo la sensazione come di un pericolo imminente e inaspettato, qualcosa che solleticava istinti primordiali e mi costringeva a non ragionare.”

Stefan insieme al collega Kjasif e all’Osservatrice dell’ONU Elena Hahn-Kraus, cercherà una soluzione tangibile e verosimile al mistero che si nasconde in quel luogo in cui il tempo sembra avere una sua funzione particolare e totalmente incomprensibile secondo la logica umana.
C’è un solo essere capace di affrontare con preparazione e conoscenza un fenomeno che sembra andare molto oltre il concetto stesso di paranormale ed è Il Cieco. Animo sbilenco, figura dal mantello nero ed un bastone da passeggio, voce metallica, silenzioso e scaltramente calmo con una terribile e offensiva reputazione incollata addosso. Si dice che si accompagni quotidianamente ad un’ombra indefinita… Alcuni pensano che sia un fantasma, forse semplice e innocua nebbiolina ma Il Cieco le parla. Confabula e sussurra soluzioni agli enigmi più impossibili, risolvendo con maestria e determinazione le paure più irrisolte. Un uomo (?) inquietante, insinuato esattamente in quella spaccata molle e scivolosa che sta tra bene e male, così irrisoria e ironica da renderlo un essere temuto ma tenuto lontano proprio per i suoi strani e poco chiari legami con quel mondo paranormale di cui nessuno vuole parlare.

“Il Cieco sembrava una maschera funebre, nero nel candore. Alto e magro, il mantello infangato, un incubo dentro un incubo.”

Una stanza che affascina fantasmi perchè in una città dove la morte per uno sparo o una bomba può essere il minor male che ti possa capitare in quella notte senza nome, c’è un male che richiama altro male, una lotta infinita che attira le anime perdute legate eternamente ed inconsapevolmente a quel luogo di morte e di guerra. Al suo interno c’è un gorgo, un abisso che inghiottisce anime che poi vengono rimandate indietro come marionette trasfigurate da vecchie mummificate, vagabondi martoriati mentre improbabili demoni vengono interrogati sulla natura di una figura portatrice di paura e vendetta. Ma c’è una connessione forte e reale tra la guerra e il paranormale. C’è sempre stata, e l’autore ne approfondisce la storia, la sua scrittura ne vomita il senso più nascosto e orrendo, mettendo in scena qualcosa di antico e tremendo. Le immagini sono visionarie, gli attimi non tornano violentando il tempo per scarnificare nuove prospettive inquietanti da assorbire.

Assedio di una guerra, assedio nella testa, al margine di una coscienza sporca. Un contesto che trasuda sangue e polvere, neve e fango, una città urlante seppur immersa in un silenzio ottenebrante e malato. Il Cieco è il cardine intorno al quale tutto sembra girare ma qualsiasi cosa tu faccia è sempre troppo poco, troppo inutile o troppo fragile di fronte all’oscura presenza e sotterranea potenza del Guardiano o Signore del Dolore.
Il male di Vincent Spasaro è sempre indefinito, accennato, mai carnale, mai classificabile, quasi inconsistente, è qualcosa di strisciante ma esiste. Ciò che leggi è delirante, mette i brividi come qualcosa di reale, seducendo la tua capacità di credere mentre ti lasci suggestionare fino a che non pensi che tutto sia allarmante. Eppure lui è così maledettamente disciplinato nelle sue nozioni storiche, cosi dannatamente efficace nel suo sangue  ma anche grande in quel terrore privo di inutili e banali sbavature. Un terrore che somiglia al dolore agganciato a quelle emozioni forti che giungono a raffica come scene di un film la cui decadenza è l’incanto di una città dimenticata.

Assedio è un thriller oscuro ma anche possessione e delirio, qualcosa che va a sbattere contro ciò che è concluso e che ricorda inevitabilmente le creature senza nome e senza forma di Lovecraft. Un mondo in cui sono le ombre ad essere ovunque, rappresentanti di un male senza metafore. 
Massacrante ed agghiacciante, non c’è morbidezza, non c’è loquacità o cordialità per attutire i tonfi e le cadute. Chi entra in contatto con la camera 41 ne resta inevitabilmente segnato. Anche io. Anche tu.

Questo è l’assedio di un assedio cupo e drastico mentre i fantasmi e i vivi che sembrano già morti anelano almeno un respiro in mezzo ad un clima contagioso, armato fino ai denti di tragico e di demoniaco in cui la guerra ce l’hai nella testa.
Le immagini e le scene da incubo si ripetono come un loop impazzito e tu ti senti appiccicato addosso tutto quel sudore, quella frenesia, quella febbre buia e macabra che ti chiede incessantemente di scappare. Ma dove vuoi andare? Il libro attanaglia, la storia è malinconica ed isterica, frustrante ed appagante, piena di incertezze e di domande.
La verità ha un volto di nebbia e di disdetta, anche quello che all’inizio pensavi un eroe, non è altro che un carnefice solitario che nasce perdente e vive delirando.

“Tu hai interrotto il tempo. Dovevi perderti in quella stanza, eppure ne sei uscito."

Anche le scene più terrificanti che parlano di un qualche dio e delle sue croci, appaiono dotate di una calma e di un silenzio non umani. Una incontenibile consapevolezza che dall’autore si trasmette al lettore che capisce, a proprie spese, che non c’è alcuna via d’uscita. La consistenza del male, la sua profondità, le sue radici, il suo essere adesso e qui, imperturbabile, indifferente. La sua malvagia dignità in un mondo capovolto dallo strazio e dal dolore.

“Immaginò la creatura in vita, enorme e spaventosa. Da quale incubo poteva mai uscire un simile mostro? Quello scheletro crocifisso gli sembrava irreale ed assurdo, le vecchie ossa nell’atmosfera asettica del corridoio un insulto alla vita. Una blasfemia.  Sentì la pressione forte sulle tempie divenire il sibilo di una tempesta incombente. Il martello pneumatico che stuprava il suo petto non poteva essere un cuore. Il sangue iniziò a defluire dalle vene per trasferirsi ai piedi della croce quale giusto tributo. Le forze interne al corpo, solo un ricordo lontano: era una mummia disidratata nelle sabbie di un deserto remoto. La creatura anelava un sacrificio. Da quanto tempo nessuno più immolava carne palpitante sull’altare di quel Dio? Comprese l’atroce ingiustizia, la beffa divina. Un mortale al cospetto di un Dio sacrificato. Quali poteri erano in gioco in quei luoghi?”

Ci sono luoghi in cui non esiste né vita e né morte. In cui il tempo si ferma, creando un susseguirsi di istanti sbagliati  che generano mostri. Spazi senza senso e senza gloria. Forse dimenticati ma eterni nella memoria della loro decadenza, tristezza, miseria. Posti come Sarajevo che diventa una grande metafora dell’esistenza umana, del mondo che ci circonda, dell’odio, dell’apocalisse vicina, della tragedia della guerra che non è mai finita. Nella testa o sulla terra, l’assedio porta il nome della sconfitta umana, dell’oltre come alternativa ad una drammaticità fatta di notte e di follia.

Perdersi dentro questo assedio  turba e minaccia, per certi versi consola, per altri attacca. L’autore ha la stessa calma e imperscrutabilità delle sue creature, credo abbia anche la certezza di stare dalla parte giusta della scrittura e ancora mi chiedo come mai non sia tra i nomi più conosciuti della nostra narrativa. 

Perverso ed ingannatore, come un castigo divino al quale si è condannati ad assistere, Assedio è molto più della storia di una guerra devastante e spettrale, è molto più della visione di una porta sull'inferno dell'anima, è molto più della farneticazione di un Dio morto in chissà quale dimensione dimenticata. E' un racconto che cambia forma, sapore ed odore ad ogni pagina; è lo scorticamento del giusto, la fuoriuscita della carne viva del perdono e dell'accettazione perchè quando sei sotto assedio come lì dentro cominci a credere che l'unica cosa giusta da fare sia passare gli ultimi istanti da quella parte, la parte del male.
Il fascino del proibito, dell'indegno, del sacrificio, la bellezza in tensione di uno stile che ammalia con orrore e convince con fervore. O lo ami o lo odi perchè è certo come la morte che Vincent Spasaro ti fa dimenticare cosa sono i sogni. I suoi sono incubi autorizzati e striscianti, potenti ed urlanti e dunque, tu che leggi o scappi o rimani.

"Una cosa è vera, Stefan." Il Cieco sibilò metallo mentre si avvicinava. "In questo posto non si può morire."


9 commenti:

  1. Recensione impeccabile, lo leggerò.

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  2. I romanzi che mi fanno impazzire sono esattamente questi.

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  3. recensione accuratissima, ma non è il mio genere >.<
    proverò comunque a scaricarlo come ebook :D

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  4. Questo autore è una garanzia. Li ho letti entrambi.

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  5. bellissima recensione non so però perchè non è il mio genere preferito

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