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venerdì 17 luglio 2015

Gli eletti di Scantigliano di Paolo Durando Recensione


Buon venerdì! Prima di lasciarvi a questo weekend altrettanto caldo, vi propongo un’altra recensione per questa settimana che sta per terminare, nella quale leggerete di un romanzo un po’ diverso dal solito perché appartenente al genere Fantascientifico, intitolato Gli eletti di Scantigliano e scritto da Paolo Durando.

Non vi anticipo nulla, leggete e lasciatemi le vostre impressioni!




Titolo: Gli eletti di Scantigliano
Autore: Paolo Durando
Editore: Antipodes
Pagine: 158
Genere: Fantascienza
Prezzo: € 13,00
Ebook: -
Uscita: Marzo 2015


 Trama

Fantascienza e psicologia si intrecciano in un romanzo dal finale inaspettato. Siamo nella seconda metà del secolo XXI. Nove personaggi arrivano in aereo dall'immaginaria cittadina toscana di Scantigliano ad al-Dakhla, nel Sahara Occidentale. Sono stati selezionati dalla Extension Olovision (Ov) per partecipare ad un reality, che consiste nel trascorrere sei mesi, privati di ogni consueto device, su una nave diretta verso una destinazione ignota. Ripresi costantemente, vengono sottoposti ad una valutazione periodica da parte del pubblico da casa e dal Grande Fratello della situazione, detto "Il Mediatore". Col tempo approfondiscono la conoscenza reciproca, interagendo tra loro in modi più o meno imprevedibili, finché si rendono conto che le cose non stanno affatto come pensavano.

Paolo Durando (1963), originario di La Spezia, insegna italiano e storia al liceo artistico di Treviglio. Crede nella fantascienza per la sua vocazione trasversale e metacognitiva. Nel 2013 ha vinto il premio Short Kipple col racconto " I trasmortali". Tra le sue pubblicazioni, l'ebook "Le storie della salamandra", ed. Abel Books, disponibile in rete.



Gli eletti di Scantigliano è un romanzo di fantascienza nel quale è rilevabile immediatamente una particolare cura per la scrittura e per la costruzione dei personaggi che supera quella dell’intreccio. Ho trovato molto interessante la capacità dell’autore di caldeggiare costantemente le strade dell’introspezione e della consistenza psicologica di ogni sua creatura, rendendola un esempio diversificato dell’universo umano.
Ma umano fino a che punto?

La storia di cui Paolo Durando ci racconta è ambientata in un futuro non eccessivamente lontano, nel quale la società si è totalmente trasformata, in seguito ad una serie di rivoluzioni, di crisi, e di altrettanti momenti di assestamento che hanno dato luogo ad un contesto socializzato nel quale è la virtualità ad aver preso il sopravvento. Oltre alle diavolerie tecnologiche delle quali nessuno più si sorprende, è l’animo umano ad aver subito una trasformazione totalizzante che lo ha condotto a superare le barriere dell’umanità per assorbire in se stesso quella dimensione virtuale che lo ha reso lentamente meno umano.

Un Grande Fratello eccezionalmente moderno, il cui nome è Il Mediatore, è l’organo che ha riportato in voga i reality show dopo che per anni erano stati messi da parte perché ormai considerati tristemente superati. Ma cosa c’è di nuovo in questo strano e poco chiaro spettacolo?
Innanzitutto i partecipanti. Provengono tutti da Scantigliano, un luogo assolutamente immaginario situato in Toscana. Stranamente però, nonostante appartengano tutti alla medesima cittadina piena di boschi e di arte, una cittadina perfetta in miniatura, nessuno di loro si conosce e questo è uno degli elementi fondamentali per la loro esperienza. Sono stati scelti per le loro qualità ma soprattutto per le loro differenze, non tanto sociali quanto di carattere e di personalità.

Il gioco consiste sostanzialmente nell’essere ospitati su una nave per sei mesi, abbracciati dal mare senza una destinazione fissa né tantomeno conosciuta. Vagare tra le acque, nell’assoluta solitudine spezzata soltanto dalla compagnia degli altri ospiti senza aver alcun contatto con l’esterno né la compagnia di allettanti compagni di viaggio tecnologici. In questo insidioso panorama in cui si mescolano un viaggio verso l’ignoto e un gioco che si rivelerà bugiardo ed insensato, impariamo a conoscere i protagonisti della storia.

C’è la coppia costituita da Alba e Vincenzo, fidanzati e concentrati essenzialmente su se stessi che attraverso il loro comportamento mettono in evidenza un rapporto quasi di sottomissione e di totale dipendenza da parte dell’uomo verso la donna. Sono loro ad essere quelli più distaccati e a vivere l’esperienza richiudendosi esclusivamente nel loro solitario e determinato legame. Poi c’è Giuseppe, il libraio. Uno degli ultimi esempi di uomini che amano i libri e mi riferisco a quelli di carta. Conserva libri antichi nella sua libreria a Scantigliano e non vive senza il loro odore e senza la presenza costante ed ambigua della madre.

“Il suo doveva essere un mondo di parole. La parola veloce, magmatica, sfuggente della sua epoca e anche quella scolpita, tornita, pesante dei secoli precedenti. In lui il passato non era perduto né il presente veniva rinnegato.”

Irina e Viola sono zia e nipote legate in modo quasi viscerale ma nello stesso tempo estremamente dubbiose l’una dell’altra. Viola, adolescente in carica, piena di smanie e di arroganze, è il personaggio meno controllabile sia per la sua età mista di incertezza e sentimento, sia per il suo carattere inquietante ed impermeabile. Sembra che niente la tocchi o lo scuota e anche la sua prima, discutibile esperienza all’interno della nave, darà più di un pensiero al lettore proprio per la sua identità sfacciata ed incontrollabile.

Il mondo che l’autore ci presenta è al di sopra di qualsiasi forma di accettazione eppure pericolosamente probabile. Si esalta l’epoca e la socialità raggiunta che prevede la coesistenza della virtualità diventata una divinità di intangibilità e riverenza di netto superiore alle vecchie esperienze in carne ed ossa. Questo vuol dire che le persone hanno perso l’affronto, la discussione, la conoscenza fatta di sguardi, parole dette a voce, scontri e visioni carnali a favore di un click, di una messinscena falsificata nella quale tu esisti ed io esisto in un tempo che può essere miseramente limitato. Oggi ci sono, domani non ci sono più, le mie quattro parole al vento e i miei ricordi solo un di più. L’umanità diventa una teatralizzazione di se stessa perché l’uomo preferisce nascondersi dietro icone, simboli, avatar che incarnano sogni, belli e rassicuranti proprio perché inafferrabili. Inaffidabili. I personaggi di Durando sono spie di un’esistenza in totale discrepanza, diventano soggetti da laboratorio messi alla stregua di una realtà nella quale non avranno contatti con niente e con nessuno al di fuori di loro stessi.

“Soggetti integrati, con le loro fisime, le loro idiozie. Le prudenze e i compromessi di una natura malferma, talvolta vile, con sporadiche fiammate di dignità, magari di eroismo. Sono questo, gli esseri umani?”

L’escalation continua attraverso Serena, l’insegnante che non riesce a non smettere di spiegare. Ogni sua discussione, chiacchiera o appello diventa una spiegazione come se eternamente avesse davanti i suoi studenti. Poi ci sono Nuccia e Giorgio, madre e figlio e infine Massimo, esempio lampante dell’uomo pratico, marcatamente materiale che si sente un po’ al di fuori di quel gruppo nel quale sembrano tutti un po’ intellettuali.

In quello spazio invertebrato, sprofondato in un mare senza origine e senza direzione, la malinconia per la vecchia e amata Scantigliano diventa un'eco per ciascuno di loro. Un ventre, una nicchia, un piccolo sospiro di vento che, cogliendoli impreparati nella loro giornata da reality, li riporta dolorosamente e inevitabilmente a quel luogo pieno di case e di foglie, incastrato tra sguardi conosciuti e promesse. Voci familiari perché matrici delle loro stesse vite fino ad allora àncorate alla terra e adesso disperse nel mare dell’incoscienza.
E proprio di mare si tratta perché l’autore, con una buona dose di immaginazione e altrettanta capacità visionaria, riesce a trasformare quel viaggio apparentemente normale in un affondo sinistro ed inquietante fino alle radici del mare e del suo gorgoglio letale.
Questo, più che un attraversamento esterno dall’apparenza innocuo anche se insolito, diventa un raggiungimento di un altrove sognato ma non sperato. Questa non è una presa di coscienza di come ti vedono gli altri, secondo lo standard dei programmi di questo tipo ma è una missione di cui all’apparenza nessuno può e deve intuirne l’esistenza.

E l’autore è bravo a non lasciar trasparire nulla e ad accompagnare il lettore in una giostra di sali e scendi, di incubi e dolori nei quali, dalle interiorità di ciascun partecipante emerge il buco nero della loro introspezione.

Ho apprezzato molto le descrizioni degli ambienti e dei momenti clou del romanzo perché in grado di coinvolgere e di rendere intrigante la scoperta dei misteri e dei segreti celati dietro un’apparente gioco che sembra non avere conseguenze che invece si riveleranno fatali.
Mi è piaciuto lo stile asciutto, determinato, schematico dell’autore che però a tratti si è lasciato anche trasportare da tocchi sperimentali di poeticità che hanno reso alcuni momenti narrati delle vere e proprie visioni tanto terribili quanto affascinanti.

Un romanzo di fantascienza dotato di spunti di originalità e di interesse che però non si esauriscono in una definizione precisa e restringente. Altresì vi troviamo una volontà intrinseca di chi scrive di approfondire l’aspetto umano di questa circospezione sociale e psicologica, mettendo a confronto inevitabilmente la nostra epoca con quella futura e lanciando piccole ma importanti riflessioni su ciò che ci circonda adesso e su ciò che lo farà domani. Aspetti intelligenti di un romanzo posato ma profondo, capace di raggiungere il proprio scopo, complice anche le immancabili e necessarie descrizioni.

“Una volta immersa nel buio, il mare circostante divenne una presenza carnale, concreta, una sorta di intenso abbraccio dell’infinito. L’oscurità, l’acqua nera, le onde che si susseguivano, accavallandosi lungo la scia, erano come un odoroso inchiostro selvaggio. Addormentarsi fu lasciarsi avvolgere da un caldo, rassicurante velo di tenebra.”

L’insidiosa paura e il crescente sospetto che possa esserci molto di non detto all’interno di quel gioco che ha troppi aspetti inquietanti e altrettanti risvolti inspiegabili, diventa l’elemento quotidiano contro cui combattere fino alla fine, fino a quando il mistero non verrà risolto.

Gli eletti di Scantigliano è un romanzo che racchiude molte riflessioni, forse molte più di quanto il suo stesso autore possa immaginare, in ogni caso non è una lettura difficile né estraniante, nonostante appartenga al genere fantascientifico. Delinearlo con una definizione spicciola o frettolosa mi sembra inconcludente, leggendo ho scovato aspetti interessanti che spaziano attraverso pensieri e domande pungolanti che hanno stuzzicato la mia attenzione, conducendola con determinazione e cognizione di causa fino alla fine.


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