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mercoledì 14 ottobre 2015

Napoli 3.0 Sguardi sulla città di Mariacarla Rubinacci Recensione

Buon mercoledì cari lettori! La recensione di oggi è dedicata ad un romanzo breve scritto dalla scrittrice Mariacarla Rubinacci e incentrato sulla città di Napoli. Napoli 3.0 Sguardi sulla città racconta la visione della città attraverso tre sguardi molto diversi tra loro ma altrettanto profondi e sensibili. La narrazione non intende criticare o giudicare la città ma bensì invitare il lettore a prenderne parte, godersela ed amarla in tutte le sue sfaccettature.


Leggete e lasciatemi le vostre impressioni!



Titolo: Napoli 3.0 Sguardi sulla città
Autore: Mariacarla Rubinacci
Editore: Biblioteca dei Leoni
Pagine: 62
Genere: Romanzo
Prezzo: € 10,00
Uscita: Settembre 2015

TRAMA

Ogni pagina di "Napoli 3.0" potrebbe apparire come un itinerario a tutto tondo, da seguire con gli occhi del turista, mentre in realtà è il racconto di tre donne intente ad affrontare la propria vita in una città intrecciata da contraddizioni e atavici misteri non senza un sottofondo di ironia che funge da panacea. Le tre protagoniste del viaggio che la Rubinacci ha proposto, sono legate infatti dall'unico vestito vero di questa città dalle braccia aperte, colme di profumi, di sapori, di anfratti misteriosi, di voci scandite nella lingua propria del popolo, di condivisione che si trasforma in integrazione, di rinascita e di dignità. Tutto nasce dall'esigenza dell'autrice di smantellare lo stereotipo detto "Vedi Napoli e poi muori" trasformandolo in "Vedi Napoli e poi...Torni". Il romanzo è dunque un invito a rivivere Napoli.

Mariacarla Rubinacci è nata a Milano nel 1963. E’ stabile a Napoli da molti anni, dove ha insegnato nelle scuole elementari.  E’ autrice di una cinquantina di poesie che da poco ha fatto uscire dal cassetto, dove le teneva nascoste, per partecipare a parecchi concorsi con relative pubblicazioni sulle antologie dell’associazione ANPAI di Santa Margherita Ligure.  Ha esordito con la poesia per il Papa in “Cammino per la speranza”; è stata finalista per il Premio poesia “Beato Gaetano Errico” nelle edizioni VIII 2006 e IX 2007; ha pubblicato racconti di narrativa con l’ANPAI nel 2005, il 2006, 2007 ed il 2008 in “Parole d’amore”, “Pianeta donna”, “Natale per un mondo di pace”, “Son tutte belle le mamma del mondo…”. Con la casa Editrice GUIDA ha iniziato il suo percorso nella narrativa di più ampio respiro, con il romanzo “Il covo di Villa Arzilla” nel 2002 e con il romanzo “Il giorno che mi amerai” nel 2004. Nel 2007 ha ricevuto il Primo Premio “Pianeta Donna” con il racconto “ La colonna del Partenone” e il Primo Premio “Racconti brevi in viaggio” ed. FORTUNA con il racconto “Il viaggio del recupero”. Nel 2008 ha curato la presentazione del terzo romanzo “La fantasia di Francesca” pubblicato con GUIDA Editori.




Mariacarla Rubinacci con questo piccolo libricino di non oltre 60 pagine ci accompagna in un viaggio letterario, storico e soprattutto umano all’interno di Napoli, una città che per le sue meraviglie e contraddizioni non lascia indifferenti. Una città che sogna e che fa incubi, una città che come ogni città è pronta a dare risposte a domande racchiuse nell’anima di ogni viaggiatore, sia esso turista, cittadino o semplice avventore che cammina e percuote le strade e le piazze di Napoli.

La sua visione è una rappresentazione sveglia e sottile delle curve disastrate e delle manie sbagliate della città ma è anche una poetica dichiarazione d’amore che parte dalle architetture, dagli eventi storici e dalla natura artistica e vitale per giungere fino al cuore pulsante del suo animo malandato ma ancora vivo e pieno di passione e ribellione.

Una visione che in alcuni tratti appare persino scontrosa, realistica, anche furibonda, chiara espressione di chi conosce la città fino in fondo. Mariacarla Rubinacci è una milanese che vive da anni a Napoli, una città che ha reso sua nella vita e attraverso le parole, capaci di renderla reale e vicina anche a chi non l’ha ancora vista.

La vita reale e la città, nella sua essenza di protagonista soffusa e sussurrata, si mescolano per renderla come una persona, fin troppo umana, fatta di carne e di sangue, così simile ai suoi abitanti. L’autrice è il viaggiatore eterno in cerca costante della propria meta, una meta piena di domande che nella città velata e misteriosa ottengono molteplici risposte, inviate attraverso la forma dell’arte e della consistenza vivida, direttamente al suo cuore di donna che ama e apprezza, ma soprattutto custodisce il valore ed il senso di un mondo intero.

Il viaggio è un continuo andare avanti; viaggio è anche sinonimo di ricerca e soprattutto di conoscenza, assorbimento di una nuova consapevolezza, visione, allargamento di orizzonti che nel romanzo sono rappresentati dalle tre figure femminili che lentamente salgono sul podio della narrazione e a loro modo e nel loro linguaggio visivo ed umano, consegnano al lettore la loro interpretazione della città.

Assuntina è  quella verace, la donna che vive nei vicoli, con una famiglia tradizionale alle spalle ed un marito che lavora mentre lei aspetta a casa incinta. Nelle sue parole emerge una Napoli concentrata nei suoi valori antichi, persa nelle sue leggende, attanagliata alle sue malattie come la Camorra, ma ancora piena di speranza, di voglia di vivere, di affermazione che risale le viscere piantate delle sue radici per imporsi finalmente alla luce del sole, scavando e buttando via lo sporco e l’indegno per trovare finalmente un riscatto.

Napoli è maliziosa, misteriosa, benevola ma anche maledetta, piena di folklore che non si nasconde, con i suoi vicoli, le sue salite e le sue scale, il suo panorama, il suo mare che irradia energia piena di passione e di sensualità che s’insinua nello sguardo del viaggiatore.

“Il turista curioso ruba con i suoi scatti fotografici questa realtà così inconsueta da sedurlo. E’ coinvolto nella vivacità dei colori dei panni stesi tra una finestra e l’altra ondeggianti al vento  che sale lungo il Vomero, è catturato dal chiacchiericcio delle anziane signore in vestaglia, che, affacciate al balcone, lo rendono protagonista di un teatro a cielo aperto.”

Attraverso Assuntina, giovane donna del popolo e dei bassifondi, assaporiamo il sapore dei piatti tipici locali, delle giornate usuali, delle regole e dei riti che ingabbiano e allo stesso tempo rendono Napoli città tanto moderna ma anche vetusta e legata alla sua tanto chiacchierata tradizione. Momenti belli e brutti, aspetti dignitosi ed altri sconfitti, gloria e vergogna di una città che comunque vada non puoi dimenticare.

“Però Napoli non è ‘na carta sporca, è invece la bussola che guida ogni suo figlio, è la radice con cui si nasce e che non si tradisce mai, è la casa che non si vorrebbe mai abbandonare e dove si finisce per tornare, anche quando il destino devia il percorso delle nostre azioni.”

Il linguaggio è meravigliosamente delicato laddove è la magia, lo stupore, persino la curiosità di una terra magica e significativa a diventare la protagonista, ma quando sono i suoi lati più cattivi, corrotti e corruttibili a mettersi in mostra, le parole diventano voce diretta della realtà e della consapevolezza che Napoli è una città che ha bisogno di fede, di un credo che vada oltre le litanie delle chiese e le preghiere della gente. Un credo che la renda fiduciosa, piena di speranza per un futuro che deve risultare finalmente chiaro, pulito, determinato, forte e non imbrattato con mille scuse.

La seconda protagonista è l’irlandese Anya, innamorata dello stile barocco e delle architetture delle chiese abbandonate della città. Il suo viaggio breve ma intenso, ci conduce per le strade alla ricerca del passato, della storia, del senso di riverenza e di rispetto per un luogo che in ogni angolo respira l’aria della leggenda e dell’antico. La memoria indistruttibile tra l’umano e il divino si cela in quei posti, dove luce e buio si confondono ed in cui ogni immagine, seppur apparentemente piccola e legata al contesto, non fa che riflette il movimento fluido ed incessante dell’universo.

“Portami in una delle chiese dimenticate.”

E’ proprio in queste parole che si concentra tutto l’entusiasmo e la visione superiore che attraverso questa lettura si vuole infondere al lettore.
Sì alla Napoli nella sua bellezza storica, monumentale, artistica, ma tutto questo cosa trasmette esattamente? Anya, al cospetto di tale bellezza e monumentalità perde la cognizione del tempo, della stessa realtà. All’interno delle chiese, davanti ad una facciata seppur abbandonata e distrutta dai secoli, senza protezione né cura, c’è qualcosa di grandioso che attende di essere accolto, nello sguardo e nel cuore.

E’ quell’aria di eterno, di devozione, di immaginazione quasi soprannaturale, quel sentimento di appartenenza che ti fa volare, allontanandoti dal momento e dal luogo in cui sei, per condurti lontano, al di sopra della materialità e della superficialità dei fatti e delle affermazioni, oltre anche le visioni naturali, per lasciarti addosso un senso assoluto di compimento, una mano divina che ti regala un assaggio di altro, di prezioso ed immortale.

L’ultima protagonista è Sherin che arriva dallo Sri Lanka e spera nell’accoglienza  e nell’integrazione in un mondo totalmente nuovo ma estremamente affascinante.

Napoli ha mille colori come cantava Pino Daniele e ha mille volti. Può essere ospitale ma anche assassina, può essere una madre devota ai propri figli ma anche una prostituta pronta a vendersi per la propria convenienza. E’ inutile nascondere la sua vera natura, essa pullula di significati e di sensi, non tutti direttamente fruibili ma molti soltanto interpretabili attraverso la propria sensibilità.

“Napoli chiama e offre doni. Accoglie chi approda alle sue rive dopo un viaggio disperato, ma delude anche inducendo ad andarsene. E’ sincera, è schietta, è verace come le sue vongole. E’ tentacolare come i suoi polpi. E’ monumentale come i suoi tesori.”

Il senso di questo breve romanzo è ascoltare il richiamo di un luogo che non ha confini, nel quale s’intrecciano infinite voci, accompagnate da una musica che valica il limite dei secoli per far ritrovare a chiunque attraversi la terra di Napoli, un proprio pezzo di casa.
Non si tratta di un giudizio né di un elogio, si tratta di un raccontare con estrema poesia e cautela, misticità e segretezza, di un viso di porcellana scavato nella pietra. Il viso di Napoli e di tutto il peso della sua storia, le sue rughe incise sulla pelle della memoria, le offese e le recriminazioni che ancora perseguitano la sua identità di città perduta e ritrovata. 

Siamo stanchi di chi ci giudica e di chi ci condanna. Di chi ci guarda dall’alto in basso, accusandoci come se tra le mura di questo luogo imperfetto si concentrassero tutti i mali del mondo. L’autrice non urla, né grida, ma con fare sottile e preciso vi invita a guardare oltre e a ritrovare un po’ di quella sensibilità e passione che avete perso barattandola con la presunzione. Tanto Napoli vi accoglierà sempre perché Napoli perdona… Napoli è per chi la vede e poi torna.



4 commenti:

  1. bellissima recensione, il libro deve essere davvero bello

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    1. E' da leggere per chi conosce Napoli e per chi non la conosce! ^_^

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  2. Una visione di Napoli coinvolgente ed intensa. Lo leggerò!

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