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venerdì 15 gennaio 2016

La bestia non corre di Piero Cancemi Recensione

Buon venerdì! La bestia non corre di Piero Cancemi è il libro di cui vi parlo in questo post. Una raccolta di racconti con un unico protagonista, un linguaggio scarno e diretto e una serie di esperienze al limite dell’accettabile. Insomma, una storia certamente controversa ma che lancia molti spunti di riflessioni vicini a tutti noi, nessuno escluso.




Titolo: La bestia non corre
Autore: Piero Cancemi
Editore: Vertigo
Pagine: 144
Genere:  Racconti
Uscita: 2013
Prezzo: € 13,00


TRAMA


Riccio è un uomo tenuto a freno nel suo corpo da una malattia che avanza lenta. Riccio è un ragazzo che vuole evadere dalla sua vita e provare ogni tipo di trasgressione, tra uso e spaccio di sostanze stupefacenti e sesso sfrenato e senza legami. Riccio è una persona che si innamora una sola volta nella vita e che all’amore decide di rinunciare. Piero Cancemi racconta una storia schietta, sopra le righe. Intreccia la narrazione tra i ricordi del protagonista, la tinge di un linguaggio colorito e la carica di vicende e di emozioni che vanno oltre l’ordinario sentire.



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La bestia non corre è un insieme di 12 racconti che hanno come protagonista Riccio, un ragazzo di cui conosciamo le esperienze di vita in modo alquanto bizzarro e spesso sconclusionato. Non stateci troppo a pensare, Riccio non è il suo soprannome o il diminutivo di qualcosa, è proprio quello il nome che l’autore ha deciso di attribuirgli allo stesso modo di tutti gli altri personaggi, che volenti o nolenti, hanno tutti nomi di animali.

Una banda fumosa ed irriverente di ragazzi che spuntano feroci e veloci dalle pagine. Saltano agli occhi nelle loro vesti antieroiche, mentre fumano, bevono, spacciano e si drogano come se non ci fosse un domani. Il capo di questo girotondo d’anime marce è proprio Riccio che racconta a passi spezzati e pazzi le esperienze più importanti della sua vita attraverso un rewind poco probabile che all’oggi lo vede costretto ad usare le stampelle.

“Io mi considero un semplice ragazzo diventato la marionetta dei propri pensieri, rischiando di perderne il controllo.”

Questa è la prima rivelazione shock  già nelle prime pagine. Immediatamente il lettore si chiede perché, come e dove, e sarà l’escamotage della conoscenza di una timida e nascosta Marmotta, una fanciulla notturna e silenziosa, a mettere in moto la macchina dei ricordi e a permette al nostro protagonista di venire fuori in tutta la sua bellezza e disarmante tragedia.

Un percorso a ritroso, a metà tra la metafora e la fiaba, tra il sogno e l’incubo più schifoso, con un passato che diventa il gioiello più prezioso e un presente che appare senza motivo eppure potrebbe essere sintomo di una salvezza contorta e disordinata.

Riccio si fida delle persone, crede all’amore, fino a quando a 18 anni conosce Geka sul luogo di lavoro e comprende quanto le donne possano essere traditrici, affascinanti e melliflue, dedite solo al sesso e alle relazioni facili soprattutto con gli amanti. Con lei Riccio si lascia andare, conosce i primi tesori dell’amore e rimane anche abbastanza deluso da tale intraprendenza e nonchalance, soprattutto quando viene abbandonato e rifiutato. Da quel momento in poi la sua vita diventa una salita/discesa che lo conduce verso orizzonti sporcati dalla solitudine della giovinezza fatta di rave party, feste, amori passeggeri, legami che si spezzano e serate di sesso mai con la stessa ragazza.

“Tu ci provi sempre con tutte le ragazze. Tratti le donne come fossero oggetti, sei una bestia.”

Contribuiscono a tornire di spensieratezza nera e di divertimento macchiato, gli amici di sempre, dai nomi animaleschi più strampalati come Tasso, Lontra, Lupo, Orso che insieme alle fanciulle di turno non fanno che ombreggiare una vita che cerca in tutti i modi di superare i limiti come se non ne avesse mai abbastanza.

L’autore crea un personaggio che stona, ammettiamolo pure. Un ragazzo senza arte né parte che stride, affronta feroce e parla spesso a (s)proposito, profondendo arroganza e mistificazione. Uno che usa le donne per suo esclusivo piacere, con il consenso, certo, ma sempre come se non gli bastasse mai niente. Alla strenua ricerca di qualcosa che arriva dall’alto, troppo alto per essere realmente afferrabile. 

Riccio è uno che fuma, che si droga, che vende la droga per guadagnare soldi, che organizza incontri e che vive senza un vero scopo se non quello di vivere in se stesso, senza progetti, propositi, veri e propri dolori. E allora ecco che è proprio il sesso o meglio, il sesso quando si agghinda a festa e diventa l’amore, che gli tira un brutto scherzo, quello più brutto della sua vita. L’unica donna di cui s’innamorerà veramente, la dolce Istrice, così diversa da tutte le altre, dovrà lasciarla perché la Bestia incombe.

“Riccio avrebbe assecondato il corso degli eventi continuando a non accontentarsi, con la consapevolezza che sarebbe potuto andare a sbattere, ma provando ancora a vivere tantissime emozioni.”

Il titolo è perfetto per un libro che non permette fraintendimenti. Il linguaggio è scarno, povero di riflessioni, è diretto, a volte fin troppo volgare, persino disturbante ma tant’è che è il chiaro riflesso di ciò che i personaggi rappresentano in quel momento.

Istrice mi ha ricordato l’omonima canzone dei Subsonica e riascoltandola  ho avvertito la stessa atmosfera malinconica, quel dopo l’amore che inevitabilmente sfonda i pensieri di chi resta da lontano, pur amando ancora. E’ quello che fa Riccio, quando sa che non può fuggire dalla Bestia. Ed è proprio quella creatura nera e malata a non permettergli più di correre.

Sembra un romanzo di formazione, una sorta di maturazione dovuta, quasi obbligata a cui il protagonista è costretto e che nonostante gli eventi, nonostante l’amore, egli tenta fino all’ultimo di affrontare a suo modo, nel modo più disinteressato, rabbioso, al limite del possibile.

La durezza dello stile, sfrontato e acuminato si scontra con la dolcezza della fiaba richiamata dai nomi gentili degli animali protagonisti, eppure non c’è nulla di morbido né di accondiscendente o delicato in questa storia che appare la versione ripulita (sì perché non è truccata dall’apparenza) e scioccante di una pagina della vita di un qualunque.

Perché a dispetto di ciò che si possa pensare, Riccio è un ragazzo come tanti, la sua sincerità diventa persino fastidiosa, la sua semplicità il preludio della distruzione, la sua superficialità la visione distorta di una malattia che tenterà di portargli via la voglia di vivere ma paradossalmente sarà proprio quel capovolgimento apparentemente negativo a permettergli di respirare aria di cambiamento.

Riccio non è bellissimo, non è atletico, ha gli occhi azzurri ed è sempre riuscito a sfruttare al meglio le sue doti con le donne e così farà fino alla fine, fino a quando avrà la forza di vivere.

La bestia non corre è una storia cruda ma che parla. Parla di tante cose, di immobilità, di sogni, di apatie, di malattie, di vergogne e di dipendenze, di ossessioni e di mancanze. Non ci è spiegato perché Riccio sia così forte e così duro, così apparentemente impenetrabile, ma una cosa è sicura: è vero e senza maschere. Una dote molto rara oggi, sfido chiunque a controbattere.


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