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sabato 23 gennaio 2016

Settimo appuntamento con la rubrica Pensieri a briglia sciolta di Luigi Mancini!

Buon sabato! Anche oggi doppio post! Il primo dedicato al settimo appuntamento con la rubrica Pensieri a briglia sciolta a cura di Luigi Mancini.
Oggi i pensieri sparsi sono rivolti alla poesia e a tutti coloro che s'intendono poeti...

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La gente si annoia, non parla più quando s'incontra per strada, si raduna su qualche social, sfonda lo schermo con un po' di sesso virtuale, cerca l'anima gemella nelle parole di qualcuno. Così, senza alcuna pietà, s'inizia a urtare la sensibilità delle foglie sopra i rami, e se mancano le foglie, dato che siamo in inverno, si urta il ramo con tutto l'albero, radice compresa.






La poesia, questa sconosciuta, seviziata e tormentata, spacciata come la più leggera delle droghe, svenduta come sigarette sfuse, sparse qua e là, per accontentare il vizio miserabile di una malsana condivisione, sta morendo, sanguina, chiede aiuto, ma nessuna la "sente", nemmeno chi la umilia nei concorsi a premi a essa dedicati, dai quali, storcendo il naso, la poesia si estranea in maniera totale.




Certo, è facile, troppo facile, ahivoi, prendere un foglio, virtuale o no, e mettersi a scrivere, ma la scrittura non è approssimazione, tanto meno, cazzo, la poesia con le sue creature deliziose, il suo vino malinconico, la sua adorabile e necessaria inutilità.

Torniamo alla noia, alla gente che cerca altrove la propria dimensione di presunta felicità, torniamo alla facilità dell'andare a capo dopo due parole. Mi spiego meglio? Va bene, mi spiego meglio:


Questa, per esempio,
non può, per nessuna ragione,
motivazione emozionale,
struggimento o quel che sia,
ritenersi, porca puttana,
una fottuta poesia.


La poesia non cura le vostre inutili ferite, si lamenta e basta, ed è un lamento sublime, messo insieme da gocce esatte, che sia di sangue o vino, poco importa. Quindi, gente, lasciate che sia il vento a parlare alle foglie, che siano i demoncelli della sera a far tremare il ramo fino alla radice, che sia la poesia a narrare questi eventi paranormali. Rispettate la poesia, rispettiamola, vi prego, vi prego, vi prego! 

Luigi Mancini

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