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lunedì 29 febbraio 2016

Treccase di Jeanpierre Villani Recensione

Buon lunedì! Il primo post di oggi è dedicato alla recensione di un thriller di Jeanpierre Villani, intitolato Treccase. Una storia con molti personaggi e altrettanti misteri dove suspense, intrigo, scoperte e un'ambientazione molto intensa sono gli elementi chiave di questa narrazione. Un bel giallo per tutti gli amanti del genere!




Titolo: Treccase
Autore: Jeanpierre Villani
Editore: Alcheringa
Pagine: 258
Genere:  Thriller
Prezzo: € 12,50
Uscita:  2015


TRAMA


È una calda estate. A Treccase, piccolo e tranquillo paese dell'entroterra campano, in un campo viene ritrovato un braccio. Le indagini per scoprire a chi appartenga sono affidate al maresciallo Giovanni Di Lascio, comandante della stazione locale dei carabinieri. Ma il mistero si infittisce. Frizzi, un paesano che aveva vinto una rendita con un Gratta&Vinci non si fa vedere da tempo. Il bar del paese gestito da Mario Trezzin viene devastato e vengono rubate solo le cartoline di Frizzi. Bruno Prosperi, un ragazzo speciale e complicato, non fa ritorno a casa. Il ritrovamento di un pezzo di stoffa rossa accanto al braccio, ricamata con chiari riferimenti al satanismo, indirizza le indagini scoperchiando intrighi, credenze e superstizioni radicate, che non si fermano davanti a nessun ostacolo. Una scia di sangue accompagnerà protagonisti e personaggi marginali, ma li condurrà tutti, attraverso percorsi differenti, verso la risoluzione finale.




Treccase è un thriller ben costruito con molti personaggi introdotti ad arte nel momento giusto, in grado di infittire la trama e di intensificare il tono di suspense e di mistero contenuti nell’intreccio. 
Un braccio ritrovato nel bel mezzo della campagna del paesino di Treccase è solo l’inizio di una spirale infernale che condurrà il Maresciallo Di Lascio e tutti i coinvolti, più o meno colpevoli, faccia a faccia con una storia che affonda le proprie radici nel passato di ciascuno degli abitanti di quel piccolo paesino all’apparenza così fragile e silenzioso, manovrata da un essere sconosciuto ai più, in grado di tenere in piedi un intero castello di piani e menzogne, di morti e violenze, fino all’ultima goccia di sangue. 
Il mistero iniziale riguardante il ritrovamento del braccio è collegato ad altri eventi che lentamente si scatenano come delle piccole bombe ad orologeria e che tirano in ballo anche i personaggi più apparentemente lontani dalle losche situazioni che si sono venute a creare. Renato Frizzi, l’illustre assente, è sulla bocca di tutti. Un uomo amato ed odiato, interpellato e invidiato per la sua vincita al Turista per caso, grazie alla quale ha lasciato il piccolo paesino per andarsene in giro per il mondo, inviando di volta in volta una cartolina a Mario, il proprietario del bar principale della cittadina. Ed è lì che si raccoglie tutto il vociare, il chiacchiericcio, l’immancabile gelosia per quella fortuna sfacciata che sin da subito però è accompagnata da un velo spesso di mistero, sporco ed impolverato, restio e meditabondo, così come tutti gli abitanti di Treccase, ognuno per i fatti propri ma sempre presenti ad origliare qualsiasi cosa.  
In ogni vicolo c'erano occhi, con e senza cataratta, che sorvegliavano le operazioni. Bastava che uno si fermasse a parlare con un altro che il tam tam partiva, e in meno di dieci minuti tutto il paese sapeva dell'incontro. Con il vento giusto, anche l'argomento. 
Frizzi è scomparso, da diverso tempo non si fa più vedere o almeno questo è quello che tutti dicono, tranne per quelle cartoline che ormai sono il suo simbolo. Il maresciallo Di Lascio, alle prese con il caso del braccio irrisolto deve fare i conti anche con un altro evento alquanto strano: la sparizione improvvisa di quelle cartoline da un giorno all’altro. Il bar di Mario viene messo a soqquadro da ipotetici ladri, ma l’unica cosa che scompare sono le cartoline. Un fatto assolutamente strano che mette in moto vari tentativi di venirne fuori interpellando i clienti abituali del bar e soprattutto lo stesso Mario, che viene considerato il primo sospettato. 
Lo stile dell’autore è preciso, dettagliato e meticoloso, in grado di creare l’atmosfera adatta per lo svolgimento di una trama sicuramente gialla. Il paesino è un osservatore silenzioso che però ingurgita tutte le informazioni come un vero e proprio mostro, capace di animarsi all’occorrenza e di celare i segreti più impronunciabili. Il clima che avvolge le vicende, narrate a volte con velocità, altre a rallentatore, con mestizia e capacità di intrattenimento, è fumoso e maccheronico. Treccase è un paesino campano di pochi abitanti e il linguaggio usato che ne riflette l’ambientazione e l’articolazione vernacolare dei personaggi, è dialettale oltre che italiano. Un elemento a favore del testo, capace di renderlo più reale e vivo, in modo spassionato e privo di filtri vari, diretto e sentito. 
Una miriade di uomini  e donne chiamati all’appello che rispondono ognuno a modo proprio alla penna coincisa dell’autore che non risparmia intrecci dove il male lavora sottoterra, di soppiatto, pronunciando parole a doppio senso e usando la bocca anche di chi sembrerebbe quello più lontano da tutto quel marcio. 
Ma la campagna isolata, povera e piena di memorie distanti ma neanche tanto dall’irriverente presente, pullula di strane figure che si addentrato nei fatti altrui per raggiungere i propri scopi malvagi e meschini. Una di queste è Rinaldo Fabris, una vecchia conoscenza del luogo, un uomo con una macchia nera sulla coscienza che gli ha aperto il varco per l’inferno e che è pronto ad eseguire un ordine estremamente importante  all’ombra proprio di quell’indagine che il maresciallo Di Lascio sta cercando in tutti i modi di portare a termine. 
Fabris è un serial killer la cui descrizione è agghiacciante, per certi versi immobilizzante di fronte ad una scia di sangue che sta per risvegliarsi. Ma la colpa non è soltanto sua. 
Uccise e uccise ancora, usando coltelli, catene e pistole. Uccise per vendetta, per necessità e poi solo per denaro. 
Nella bolgia informe e sconfinata di anime intrecciate tra loro anche inconsapevolmente, ammassate come vittime e carnefici senza volto né voce, emerge anche quella di un bambino, Bruno, che ha visto troppo e che una notte decide di scappare e quella fuga sarà descritta in modo preciso ed inquietante dall’autore a tal punto che sembrerà un oscuro preludio all’inevitabile. Ogni personaggio ha la sua follia, una follia che l’autore riesce a rendere normale, eppure Treccase con le sue malattie e perversioni, è una bolla chiusa al di fuori del mondo, con le sue regole e le sue leggi. Un luogo mistico e magico, in cui il male ha attinto la sua penna macchiata d’inchiostro nero e sta disegnando il suo piano perfetto. 
La narrazione procede a scatti, come se fossero tanti pezzi che fuoriescono da un cappello magico. Si parla prima di un determinato personaggio e dopo questo si materializza portando avanti la sua storia e la sua visione, intromettendosi con successo all’interno della situazione fino ad allora creatasi.  
Ogni uomo o donna, con il suo carico di emozioni ed il suo grado di coinvolgimento, è un fatto a , pur essendo perfettamente intrecciato a tutto. E’ un universo di peccati e di debolezze che hanno richiami che arrivano dal passato.  
Tutto si complica quando viene trovato un pezzo di stoffa rossa che fa pensare a qualche rito che ha a che vedere con i Satanisti. Ma si tratta davvero di questo?  
Inquietanti dèi come Baal, macabre figure con i cappucci rossi, simboli incerti e tanta irrazionalità e follia nascosta dietro una parvenza di normalità sono soltanto alcuni degli elementi chiave del romanzo.  
Se quello è quello che temo e lo verificheremo, non sono satanisti ma qualcosa di molto peggio. 
Una forza distruttiva e strisciante che cova dentro l’anima di ciascun abitante e che viene fuori con una forza esplosiva e dilaniante nel momento giusto. E tutto allora lentamente assume una forma, una sostanza, una ragione. 
Treccase è un romanzo che mantiene la lettura in stato di curiosità, che t’intriga e riesce a cogliere le tue emozioni e trasformarle in ciò che è più adatto a quella storia così oscura e distruttiva dove tutto comincia dalle parole di un oscuro signore, fino alla fine sconosciuto, e finisce con la sua stessa presenza che incatena a promesse passate.  
Quell'uomo sconosciuto era un concentrato di male. L'aveva incontrato una sola volta ed era bastato: due occhi neri come il petrolio e profondi come due voragini; due occhi che non ti guardavano, ti vivisezionavano. 
Tutto diventa cenere in quel paesino dimenticato per chiunque, perché nessuno si salva a Treccase. Un luogo che diventa simbolo di ossessione, di delirio, di follia, di fine e di un macabro ed incessante nuovo inizio. Una lettura per chi ama le atmosfere scure, fumose, opprimenti, come il caldo asfissiante che accompagna tutto il romanzo e che s’inietta nel sangue come veleno e sulla pelle come un sudario che puzza di morte.


2 commenti:

  1. Mio dio, Antonietta, sono senza parole, e tutt'e due sappiamo che io non sono per niente un'amante del giallo ma leggere una recensione così trascinante e così coinvolgente ... non mi era mai capitato.
    Sei incredibile, davvero. :-)))

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  2. Grazie Federica, sono felice che ti abbia coinvolto nonostante tutto! E' bellissimo per me, ancora d più! <3

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