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giovedì 11 agosto 2016

Petali di serie tv: In viaggio con Gomorra, perchè "nun può stà senza pensier'."


















Gomorra, la serie televisiva diventata cult, venduta in 50 paesi, giunta al finale della seconda stagione, lascia polvere e morte dietro di sé e soprattutto tanta sorpresa. Gomorra nasce dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano ma nasce anche da una città che si porta addosso le cicatrici e le ferite di un nome che basta a se stesso e che non ha bisogno di altro, un nome che equivale al miracolo tanto quanto al peccato.

Napoli, oscura e lucente città che abbraccia nella sua palpabile bramosia di regina incondizionata della malavita, una miriade di luoghi, anfratti, piazze e vichi solitari dai quali sbucano i personaggi più impensabili, ricoperti di odio, di rancore e di sangue. Napoli, imperiosa e leggendaria, madre abbagliante e ricercata, si finge condottiera di una storia che valica i confini stessi della sua natura per andare ad accogliere dentro le sue mura, altri paesi, altre città, altre trame.

Non è più solo Scampia, non è Ponticelli, non è Castel Volturno o Nola, non è più la strada e la piazza spigolosa e violacea così come i volti dei drogati che la popolano e la immortalano di notte e di giorno. Non è più una storiella, non è più soltanto una leggenda, adesso Napoli diventa grande, viaggia oltre le piccole strade della sua provincia, si inguanta e si abbellisce, si trucca e si prostituisce perché è pronta per incontrare l’Europa e il Sud America, il grande viaggio fisico e metaforico che la porterà oltre il suo stesso inferno.


Ed ecco che i personaggi di Gomorra si muovono, vagano, fatti di carne ed ossa ma restano pur sempre fantasmi di un’ideologia che cade a pezzi. Si incontrano e si allontanano, si beffano e si oltraggiano in nuove terre e strani paradisi nati per nascondere, salvare, immolare vecchie e nuove creature. La Germania, con Dusseldorf diventa il luogo in cui il boss, Pietro Savastano, si nasconderà, dopo l’evasione dal carcere in attesa di tornare. Poi la Francia con Montecarlo e la Spagna con la meravigliosa Barcellona, dove l’antagonista principale, Salvatore Conte, vive e acquista lentamente maggiore potere. L’Honduras, luogo di trasformazione e di mutazione per uno dei personaggi più interessanti dell’intera storia: Gennaro Savastano, il figlio del boss. Lui, che nella prima serie, vive succube del padre, e che soltanto grazie alla madre Imma, cresce e si fortifica, subendo un cambiamento che segnerà per sempre le sorti di tutta la vicenda. Lui che aveva paura persino a sparare, torna cambiato, torna per combattere. Ma l’attesa è uno degli elementi principali di questa serie. Molti attendono, mentre altri, ahimè, agiscono, e non sempre lo fanno agganciando la vittoria.


Il potere scivola sinuoso, insinuandosi tra le crepe della malavita, andando a fare gola a chiunque, a chi il potere già ce l’ha come la famiglia Savastano e a chi vuole rubarlo come Ciro Di Marzio. Nessuno vuole cedere, tutti cercano di prevalere e la Camorra si allarga, con uno sguardo da vecchia puttana coscienziosa ma spavalda, allunga le sue molli braccia verso l’Italia ed ecco che appaiono chiaramente i legami tra Napoli e Milano, senza dimenticare Roma, centro nevralgico di un potere economico senza precedenti, con le sue zone industriali e il suo malinconico Lido di Ostia. Scene scarnificate che mostrano come nel Sistema non esista nessun legame che possa essere salvato, non esiste protezione perché è inesorabile che nella coscienza di questa gente ci sia il nulla più abissale. Gennaro ricostruisce il suo personaggio partendo da zero. E lo fa ingraziandosi uno dei protagonisti di spicco del sistema romano, apprendendo da lui tutte le logiche possibili per imparare ad usare la testa. E la userà talmente bene poi, che sposerà la figlia dell’uomo che lo renderà l’ultimo superstite della famiglia Savastano.



Il sangue… Oh… Il sangue. Quanto conta il sangue? Pietro soleva ripetere che Gennaro, nonostante tutto, era suo figlio e quel figlio, alla fine di tutto, che cosa ha fatto per il padre?

“Noi dobbiamo essere i padroni del nostro futuro.” Queste sono le parole chiave di un’intera stagione che stravolge ed avvolge con brividi e follia una saga che non smette di incuriosire e di tormentare.

CONTINUA A LEGGERE SU  L'UNDICI.

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