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mercoledì 11 gennaio 2017

Il rituale del male di Jean Christophe Grangè Recensione

Buon mercoledì cari lettori! Oggi vi parlo di un thriller interessante scritto da uno degli autori attualmente più apprezzati in tutto il mondo. Una di quelle storie davvero cattive e malvagie dove il Male è quello con la lettera maiuscola! 

Il rituale del male
di Jean Christophe Grangè

Editore: Garzanti
Pagine: 752
GENERE: Thriller
Prezzo: 19,90 € - 9,99 
Formato: Cartaceo - eBook
Data d'uscita: 2016
Link d'acquisto: QUI

Trama:
Dall’autore di I fiumi di porpora Un serial killer senza volto. Una sfida che viene dal passato. Perché il male non lascia scampo. L’aria è malvagia sull’isola di Sirling, al largo della costa bretone. Un’aria salmastra, appiccicosa, in cui l’odore del mare si mescola alle immagini di un macabro rituale, al ricordo di un uomo, uno spietato serial killer dalla firma inconfondibile. L’Uomo Chiodo, però, ha smesso di colpire da più di quarant’anni. Nel 1971. A Lontano, nel cuore del Congo. Ma i segni di quei terribili omicidi emergono ora dal limbo del tempo in una base militare di fulgida tradizione. Il corpo di un giovane cadetto, dilaniato da un’esplosione, viene ritrovato all’interno di un bunker. I rilievi del medico legale non lasciano dubbi: il corpo è stato trafitto da centinaia di chiodi arrugginiti, gli organi asportati, gli arti orrendamente mutilati. A occuparsi del caso, stranamente, non è la polizia militare, ma la prestigiosa squadra Omicidi di Parigi, guidata dal comandante Erwan Morvan. Erwan è figlio di quel Grégoire Morvan che, proprio a Lontano, aveva messo fine alla scia di sangue dell’Uomo Chiodo, quello che sulle risorse minerarie del Congo ha costruito la propria fortuna e che ora, da una posizione defilata, comanda le leve della polizia francese. E mentre le vittime si moltiplicano e gli indizi si fanno via via più evanescenti, il fantasma dell’Uomo Chiodo torna a braccare i Morvan e a scuotere dalle fondamenta il buon nome di una famiglia in apparenza inattaccabile. Ben presto l’indagine costringe Erwan sulle tracce delle più oscure gesta di suo padre in Africa, trasformandosi in una sfida che oltrepassa le leggi dello spazio e del tempo, in cui nessuno è senza colpa e nessuno conosce la verità. Una corsa sfrenata per salvare chi ama, che condurrà Erwan lontano dalla Francia, nel cuore del Congo oscuro e sanguinoso che ha tenuto a battesimo la sua stessa esistenza.

RECENSIONE

Il rituale del male è una storia basata più che sulla suspense tipica dei thriller e sull’aria irrespirabile e sull’ansia galoppante ed onnipresente, sull’aspetto dell’indagine e della ricerca tipicamente poliziesca. E’ un romanzo davvero corposo, che impegna tempo e mente per trasportarti in una realtà complessa ed articolata al limite della follia.

Un viaggio che attraversa due continenti, che va dall’Africa all’Europa in un gioco continuo fatto di alternanze e sostituzioni dove si mescolano fatti passati ad inquietanti e febbrili scoperte del presente.

La famiglia Morvan è la protagonista, in particolare il padre Gregoire e il figlio Erwan. Entrambi fanno parte della polizia di Parigi con la differenza che il primo è ormai un settantenne lontano dai clamori delle indagini e degli omicidi mentre il secondo è il capo attuale della polizia francese, tutto lavoro ed impegno. In più c’è la moglie di Gregoire e altri due figli, uno dedito alla droga e alla tossicodipendenza e un’altra dedita alla moda, all’anoressia e alla pornografia.

Insomma, un bel quadretto familiare, non vi pare? Apparentemente i Morvan sono una famiglia perfetta, peccato che dietro una coltre di dovere e controllo all’ennesima potenza si nascondano fatti non proprio encomiabili come le minacce e le percosse provocate dal capo famiglia ai danni della moglie mentre i figli, da piccoli, si nascondevano sotto il tavolo tremando di paura. L’uomo però non li ha mai nemmeno sfiorati ma ciò non lo risparmia dall’essere tacciato come una persona priva di scrupoli, arrivista e disposta a tutto.
Erwan affondò le dita nei braccioli della sedia. Non era cambiato niente: lui era sempre il solo a non abbassare mai la guardia, il solo a preoccuparsi di tutti. Sempre pronto a intervenire, a lottare contro le forze del male che imperversavano all’interno del suo clan. Era Cerbero, il cane degli inferi.
Una famiglia abbastanza disastrata che si nasconde dietro un’immagine perfetta ed assoluta quando in realtà ogni personaggio è debole, fragile, e chiuso in un estenuante dolore che lo porta lentamente ad autodistruggersi. Lo stesso Erwan non ha una vita felice, è solo, e sembra totalmente incapace di legarsi stabilmente ed affettivamente a qualcuno.
Una famiglia di matti. Si riteneva l’unico membro sano del clan.
L’incubo per i Morvan è uno: l'Uomo Chiodo, un serial killer che era stato catturato anni addietro proprio da Gregoire e uccideva le proprie vittime, torturandole nei modi più macabri e perversi utilizzando proprio dei chiodi. Non mancavano l’esportazione degli organi e le più sanguinose forme di tortura. L’assassino, rinchiuso poi in un ospedale psichiatrico, è morto molti anni dopo.

Ma cosa accade se dopo tanto tempo, il suo fantasma torna ad imbrattare gli incubi dei Morvan?
Un soldato, durante il rituale tipico degli ambienti militari riguardanti le reclute, viene trovato ucciso e sul suo cadavere piovono proprio quei chiodi che per anni sono diventati inafferabili fantasmi, correlati unicamente all’Uomo Chiodo.
In quel momento i Sawiris erano in una specie di buco nero, una terra di nessuno dalla quale sarebbero lentamente riemersi soltanto per provare un dolore che straziava la carne, una sofferenza cronica che sarebbe diventata parte di loro: il figlio non c’era più. 
Questa scoperta mette in crisi tutta la polizia ed in particolare padre e figlio che si sentono coinvolti in prima persona in una situazione che gli è oltremodo familiare.

Erwan si occupa direttamente delle indagini e comincia ad indagare sui possibili risvolti indugiando necessariamente anche su ciò che è accaduto anni prima, quando il padre si era occupato di quel caso.
In questo modo scoprirà segreti inimmaginabili che riguardano proprio chi gli è più vicino.

Il rituale del male è un romanzo fluido nonostante la sua mole, dove l’autore riesce a mescolare due culture totalmente diverse, come quella europea e quella africana. Lo stile è scenico, pieno di atmosfere da brivido e molti passi sono certamente da horror vero e proprio. Insomma, stiamo parlando dell’autore di Fiumi di porpora, da cui hanno tratto anche il film, realizzato molto bene e si capisce che il suo modo di interpretare una storia come questa, dove il male è il protagonista, sia tutto a vantaggio proprio di quella malvagità che diventa l’assoluta protagonista.
Il telefono squillava. Nessuna risposta. Una volta si sarebbe preoccupato: suo padre l’aveva riempita di botte? Ferita? O forse era riuscito ad ammazzarla? Partì la segreteria. Erwan lasciò un messaggio e capì che una volta era adesso. Non aveva mai smesso di avere paura.
L’occhio scivola sulle pagine che si bagnano sempre di più di sangue, di inquietudine, di lacrime e di morte.
Un’indagine tipicamente gialla che coinvolge una molteplicità di personaggi che però non bastano, per fortuna, ad oscurare i due protagonisti insieme all’ombra dell’Uomo Chiodo che come ogni serial killer che si rispetti, non è un fantoccio all’interno del romanzo, ma è una figura che richiama attenzione e che si beffa di chiunque cerchi di catturarlo.
«Mi ha preso in giro per mesi per questa cosa.» «Perché me lo racconti?» «Perché tu capisca che non è soltanto violento. È pazzo.» «E cosa cambia?» «Tutto. Non è responsabile delle sue azioni.» «Allora bisognerebbe farlo ricoverare.» «Non parlare così.» In realtà voleva dire: “Cosa farebbe la Francia senza Morvan?”
Egli non gioca soltanto con i suoi inseguitori ma soprattutto con il lettore che comincia a farsi tutte le sue congetture ma ad un certo punto dimentica persino di continuare perché viene completamente stravolto dagli accadimenti. Il clima che si respira è freddo, ghiacciato per il macabro e per il dannato che l’autore riesce ad inventarsi ma da un certo punto di vista è anche caldo, opprimente, soffocante, perché ti trovi davanti una storia feroce, cattiva, sanguinaria, impenitente, e amorale.


La modernità e i rituali di magia si confondono sullo sfondo di un’ambientazione che contribuisce a rendere l’aria irrespirabile. E’ come se ti sentissi chiuso dentro una stanza buia nella quale a volte senti un freddo maledetto e altre un caldo insopportabile. La cosa terribile è che entrambe le sensazioni sono dettate dalla paura, dall’ansia, dall’angoscia. 

Nonostante questo Il rituale del male non è diventato uno dei miei thriller preferiti, anche se c’erano tutti i presupposti, considerando il titolo, l’autore e l’efferatezza della storia. Per quanto mi riguarda è mancato il totale coinvolgimento, il pathos e le emozioni che dovrebbero bucarmi il cuore, perché soltanto così posso davvero considerare un romanzo, di qualsiasi genere sia, indimenticabile. Resta il fatto che per tutti gli amanti dei thriller e dei polizieschi, potrebbe essere una lettura interessante.


10 commenti:

  1. Ciao!! Ti dirò che questo libro l'ho sempre visto con sospetto e ammirazione... mai del tutto convinta da prenderlo sul serio in considerazione.... magari se capiterà tra le mie mani una possibilità potrei dargliela siccome amo il genere! ;)

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    1. Ciao Federica! Anche io amo molto questo genere e sono sempre alla ricerca di nuove emozioni. Questo romanzo è perfetto secondo me ma non è riuscito a stravolgermi come spero accada ogni volta che inizio una storia. Nonostante ciò ne riconosco il valore.
      ^__^

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  2. A me lo hanno regalato, ma non trovo l'ispirazione per iniziare a leggerlo! :(

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    1. Spero riuscirai a trovarla presto, sono curiosa di leggere cosa ne pensi!^^

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  3. Ciao:) Conosco l'autore solo di nome ma non ho mai letto niente di suo. Nonostante le tue considerazioni finali, hai scritto una recensione molto bella, che invoglia chi la legge a fiondarsi a procurarsi il libro. Io, almeno, provo la tentazionexD Mi piace moltissimo l'ambientazione che hai delineato, mi ispira molto!
    Un abbraccio:)

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    1. Ciao Virginia! Come ho cercato di spiegare nella recensione, secondo me è un romanzo interessante e ha tutte le carte in regola per piacere però purtroppo non mi ha stravolto come speravo. Insomma sono io che sono parecchio esigente da un certo punto di vista e nonostante questo, comunque mi ha affascinato.
      Un abbraccio! <3

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  4. Cara Antonietta la copertina di questo libro mette i brividi e la tua recensione mi ha fatto scoccare la scintilla verso questa storia. Sembra proprio intrigante. Nonostante non ti abbia folgorato, credo proprio che lo leggerò lo stesso perché si preannuncia una lettura forte. E spero di trovarmi davanti un thriller decente, cosa che non succede da un po' di tempo. In realtà in questi giorni sto leggendo The Chemist-La Specialista, della Meyer, e devo dire che per ora mi sta piacendo abbastanza.
    Un abbraccio forte <3

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    1. Ciao Maria! E' comunque un thriller di tutto rispetto, ci mancherebbe e sono felice che tu abbia colpito perchè quando lo leggerai, e ne posterai la recensione, potrò confrontarmi con te e scoprire se hai avuto le mie stesse sensazioni. Il libro della Meyer mi incuriosisce e poichè lo stai leggendo, aspetto di sapere cosa ne pensi, poichè mi fido delle tue impressioni.
      Un abbraccio forte! <3

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  5. allora comprato e letto in 3 giorni.
    Non è il primo libro che leggo di quest'auto e devo dire che d nuovo si cade sul finale.
    Non ci sono spiegazioni! Si deve prendere tutto per assodato ma rimangono tante domande senza risposta.
    Questo mi dà molto fastidio considerando che essendo un thriller/giallo/poliziesco le spiegazioni dovrebbero essere d'obbligo.

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  6. Cara Chiara, a me è piaciuto anche per questo, credo che l'autore lasci molta intuizione al lettore, e proprio per questo si fida di lui. ;-)

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