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lunedì 6 febbraio 2017

Quello che non sai di me di Meg Wolitzer Recensione

Buon inizio settimana. Grazie alla gentilissima HotSpot, la nuova linea editoriale di Il Castoro, oggi vi racconto la storia di Jam e del suo diario che conferma ancora una volta il valore immenso che ha la scrittura. Una storia piena di fragilità, di forza e di segreti.

quello che non sai di me
di Meg Wolitzer

Editore: HotSpot
Pagine: 270
GENERE: Romanzo
Prezzo: 15,50 euro
Formato: Cartaceo 
Data d'uscita: Settembre 2016
Link d'acquisto: QUI

Trama:
Jam ha sedici anni, è distrutta dalla scomparsa del suo fidanzato e fatica ad andare avanti con la sua vita. Dopo più di un anno i genitori decidono di mandarla alla Wooden Barn School, un college in campagna specializzato in ragazzi “fragili”, incapaci di superare eventi tragici che hanno segnato le loro vite. All’inizio niente sembra aiutarla, poi Jam viene assegnata, insieme a pochi altri alunni, al misterioso e ambitissimo Corso Speciale d’Inglese della signora Quenell. Un unico libro da leggere e condividere, La campana di vetro di Sylvia Plath, e un diario da scrivere, in cui raccontare le proprie esperienze. La scrittura dei diari apre l’accesso a un mondo apparentemente idilliaco, un luogo in cui tutti possono continuare a vivere come se la tragedia che ha cambiato le loro vite non fosse mai avvenuta. E Jam può sentire di nuovo le parole di Reeve, la sua pelle, il tocco delle sue mani. Ma non ci vuole molto perché quel luogo incantato riveli che tutti i compagni nascondono un segreto nel loro passato. Quale sarà il segreto di Jam? Attraverso un’avvincente esplorazione della psiche umana, Meg Wolitzer racconta che cosa significa perdere qualcuno, o qualcosa, che ami. E poi perderlo un’altra volta.

RECENSIONE

Quello che non sai di me è un romanzo corale sulla fragilità, sul dolore, e sulla possibilità che offre la scrittura e l’immaginazione di fornirci un’alternativa alla vita, seppur momentanea, che ci mostri semplicemente la strada per ricominciare.

Jam è una ragazzina di sedici anni che non riesce più a riprendersi dalla morte del suo fidanzato Reeve, seppur la loro conoscenza e il loro legame amoroso sia durato poco tempo. Tutti le dicono che le lacrime presto si asciugheranno e che da un giorno ad un altro, tornerà a sorridere, ad innamorarsi, a vivere la vita felicemente come merita, considerando la sua giovanissima età.

Eppure il tempo passa e Jam sembra sempre più depressa a tal punto che i genitori decidono di mandarla in una scuola che si occupa proprio di aiutare i ragazzi in difficoltà - in altre parole giovani che sono affranti da una qualche tipo di depressione e che sembra abbiano perso la voglia di vivere.

«Reeve era la cosa più speciale che mi fosse mai accaduta. Ora sono soltanto una ragazzina apatica con i capelli lunghi e non me ne frega di niente e di nessuno, a parte il mio dolore.»

Una volta entrata a far parte di quel contesto chiuso e lontano dal mondo, Jam parteciperà, pur senza averlo richiesto, ad un corso di letteratura organizzato da una strana professoressa che sta per andare in pensione, dai metodi molto particolari e dalla figura stramba. La donna assegna ai cinque partecipanti la lettura de La campana di vetro di Silvya Plath e anche la stesura di un diario due volte alla settimana.

Jam conoscerà i suoi compagni di viaggio che rappresentano modi diversi e sofferenze diverse rinchiusi tutti all’interno di un’ambiente che li tiene a debita distanza da ciò che accade nel mondo.

Marc soffre per il padre che ha perso, Sierra per il fratello, Casey per la perdita degli arti inferiori e Griffin è scontroso ed imprevedibile. Tutti ragazzi che Jam conoscerà e con i quali si confronterà in un percorso che vedrà lentamente il riempirsi di pagine bianche che nascondono un vero e proprio segreto.

«La classe è un pessimo miscuglio, ma almeno vale la pena leggere Sylvia Plath.»

In quel diario ognuno di loro avrà la possibilità di rivivere tutto quello che gli è accaduto ma senza drammi, senza la tragedia, senza tutta quella sofferenza che gli ha strappato a morsi la voglia di vivere.

L’autrice usa un linguaggio delicato ma al contempo elegante e raffinato. Pieno di citazioni, effettivamente un stile alto rispetto, volendo, anche alla tematica trattata. 

L’immagine di copertina rimanda ad una ragazza rinchiusa in una teca di vetro mentre tutto il mondo è fuori. La scelta riflette perfettamente il senso primo del romanzo per il quale i protagonisti, proprio attraverso la scrittura, sono condotti nelle pagine di quel diario che gli mostrerà qualcosa di completamente diverso rispetto a ciò che hanno creduto di vedere e di vivere.

«Innamorarsi di una persona e perderla così, deve essere stato devastante.»

La trama si sviluppa avvilluppandosi tra la realtà e l’immaginazione, tra ciò che è vero e ciò che non lo è, ma soprattutto tenta, riuscendoci, di avventurarsi nei meandri più intimi della psiche umana, immettendo un gioco fatto di segreti e nascondigli, dove per vincere, bisogna venirne fuori, anche a costo di farsi male.

Non ci si può nascondere per sempre, farsi sommergere dal dolore, ritirarsi dalla vita stessa, soprattutto quando si ha un’età nella quale è peccato persino dormire, perché bisogna vivere, crescere, imparare e persino sbagliare. Ma farlo.

«Pensano che mi stia riprendendo dal trauma di Reeve. Che abbia iniziato ad accettare il fatto che lui non ci sia più. Non hanno la più pallida idea di cosa mi succeda, dove vada due volte a settimana, anche se è tutto solo nella mia mente.»

La scrittura diventa il mondo altro, il non luogo, l’atmosfera che permea la mente e conduce i personaggi altrove. Un altrove in cui si può rinascere o risvegliarsi da quel torpore che ingrigisce la vita. E’ troppo presto per sentirsi morti dentro a quell’età. E’ troppo presto per lasciarsi divorare dai fantasmi. Lasciamoli lì dove possono ancora guardarci ma non permettiamogli di annientarci. E’ troppo presto per gettare la spugna. E’ troppo presto per usare la parola fine quando tutto, ogni cosa, deve avere ancora inizio.


6 commenti:

  1. Ciao! Non conoscevo questo romanzo...dev'essere davvero carino! :-)

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  2. Ciao Antonietta e buon inizio di settimana <3 Una storia molto dolorosa quella che ci proponi oggi, che mi ha colpito. Infatti, mentre leggevo la tua recensione ho iniziato a soffrire anche io un pochino con la protagonista, quindi sono già entrata in empatia con lei. Hai ragione, 16 anni sono pochi, pochissimi per rinunciare a vivere. E' un età in cui la vita deve ancora iniziare per davvero e in cui la si deve divorare. Ho voglia di leggere questo libro, anche per scoprire il destino della protagonista, quindi sicuramente lo prenderò in considerazione per i miei futuri acquisti <3
    Un bacione grande :-**

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    1. Ciao Maria, la storia è dolorosa ma c'è un argomento a cui io tengo moltissimo che è quello della scrittura. Infatti la trama si basa proprio su questo aspetto che abbraccia l'intera storia, rendendola molto particolare.
      Sono d'accordo con te riguardo alla vita ed è proprio quello che hai inteso tu che ho cercato di esprimere e di trasmettere proprio dopo la lettura di questo romanzo, che mi ha fatto fare proprio queste riflessioni.
      Un abbraccio forte! <3

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  3. Mi ero persa questa recensione o.O
    Allora, una scuola (mio personale guilty pleasure letterario), Sylvia Plath, una storia di crescita... Stavo per perdermi un bel po' di roba, vedo. E la tua splendida recensione, ma direi che quello è ormai quasi scontatoxD
    Grazie per la segnalazione, davvero interessantissima!

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    1. Ciao Virginia! E' un bel romanzo, e ci sono molti elementi a favore, come hai giustamente sottolineato tu. Leggerò volentieri le tue impressioni se avrai modo di recensirlo.
      Un abbraccio forte! <3

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